“Ad un miracolo economico corrispondono schiavitù e miseria per la popolazione? Sì!” Con questa frase comincia Chicago boys, una specie di conferenza “strampalata, senza lieto fine” che si svolge in un rifugio antiatomico. Una esaltazione surreale del capitalismo, del consumismo e della liberalizzazione più sfrenata. I Chicago boys sono stati un gruppo di economisti formatosi negli anni Settanta presso l'Università di Chicago, sotto l'egida del grande guru del liberismo, Milton Friedman, nobel per l'economia nel 1976. Friedman e i suoi seguaci esercitarono una profonda influenza sulle politiche economiche di molti stati. Queste politiche economiche hanno significato per una vasta parte delle popolazioni di quei paesi licenziamenti, diminuzione degli stipendi, delle pensioni, degli ammortizzatori e delle garanzie sociali, ma anche aumento dell'alcoolismo, delle tossicodipendenze, dei malati di AIDS, della prostituzione minorile, della miseria, della malavita, degli omicidi e dei suicidi.
Il nostro protagonista sguazza (mangia e si disseta) in una vasca, stile catafalco, piena d'acqua imputridita dai suoi stessi rifiuti. Al suo fianco una prostituta/cameriera russa, che, dopo venti anni di schiavitù cerca il riscatto. Fra le anguste pareti del rifugio si consuma fra i due una lotta senza esclusione di colpi, una sorta di paradossale, e letale, guerra fredda, formato mignon.
Chicago boys non vuole essere una rievocazione museale del crollo del muro, in occasione del ventennale, bensì un tentativo di rispolverare un po' del buon vecchio Marx, e rammentare a coloro che per decenni hanno operato al motto di “Libera volpe in libero pollaio”, il proverbio greco: “Se vedi che non ti sazi, fermati!”.
H 21.30
Ingresso 10€